Progetto Dafne

Il progetto Dafne è attivo dal 2004 ed è uno sportello che offre:

  • Garanzia di anonimato.
  • Prime informazioni telefoniche.
  • Colloqui di accoglienza.
  • Invio per consulenza legale.
  • Consulenze psicologiche.
  • Gruppi di auto-aiuto.
  • Interventi medico-sanitari.

All’interno del quale sono presenti:

  • Medico.
  • Ostetrica.
  • Assistente Sociale.
  • Psicologo.

Nel 2014 sono state 243 le donne che hanno avuto contatti con la Rete Dafne del’Ausl Romagna e 155 quelle prese in carico con progetti personalizzati a supporto della loro sicurezza e autonomia. Numeri sostanzialmente stabili.

La tipologia di violenza più diffusa è quella fisica/psicologica, con il 56,8% degli accessi, seguita da quella psicologica/sessuale, l’11%. Ma per la prima volta ci sono casi di violenza esclusivamente psicologica. Un dato preoccupante in particolare è l’aumento delle donne in gravidanza vittime di violenza, 42, (il 27%): in quattro casi l’esito è stata purtroppo l’interruzione spontanea della gravidanza.

Le donne italiane sono il 63%, quelle straniere il 37%. Il 56% ha figli. L’agente della violenza nel 55,5% dei casi è il partner o coniuge, nel 30,3% è l’ex: nell’86% dei casi, quindi, la violenza si consuma nell’ambito della relazione. L’età media dell’agente di violenza è 43 anni; il 58,7% è occupato, il 68,4% è italiano. Dallo scorso anno la Rete Dafne ha attivato percorsi per gli uomini che vogliono superare la violenza. Cinque quelli che hanno avuto contatti ma solo uno, l’unico non italiano, ha accettato di intraprendere il percorso.

La rete tra enti, associazioni e forze dell’ordine resta forte. Con un maggior supporto da parte del personale del Pronto Soccorso, che sta fornendo diagnosi più accurate e non solo fisiche ma anche psicologiche.

C’è una maggiore consapevolezza delle donne che scelgono di denunciare le violenze. Una storia significativa è quella della donna che per risparmiare sulla badante accudiva i genitori del marito. Lui una sera l’ha allontanata da se’ con una spinta dicendole che aveva addosso l’odore di anziano. E lei, dopo una vita di maltrattamenti, ha deciso di denunciarlo.

Lo stalking, invece, trova alleati nelle nuove tecnologie. Una donna che era andata dalla madre, nascondendolo al compagno per proteggerla. Lui però, che la seguiva in maniera ossessiva, l’ha smascherata perché lei aveva attivo il sistema di localizzazione di WhatsApp.