Operazione Cuore

Nel 2014 sono stati 22 i bambini cardiopatici, giunti a Rimini, insieme alle loro mamme, provenienti dall’Ospedale di Marilena Pesaresi nell’ambito dell’”Operazione Cuore”. 18 di loro sono stati operati e sono rientrati a casa; 4 sono ancora ospiti delle famiglie riminesi che li avevano accolti, per completare la convalescenza.

La struttura sanitaria in cui opera la dottoressa riminese da oltre 40 anni è diventato il punto di partenza del viaggio di speranza per tantissime famiglie di tutto lo Zimbabwe; l’alternativa è il Sudafrica, ma qui alle difficoltà del viaggio si sommano gli eccesivi costi. Mentre nei primi anni si prendevano in carico principalmente i pazienti con problemi di valvole cardiache, ora, sempre più, si presentano pazienti con malformazioni cardiache congenite, spesso molto gravi, al punto da rendere rischioso lo stesso viaggio. Sono per la maggior parte bambini piccolissimi, con meno di due anni, che necessariamente devono essere accompagnati dalla mamma o da un parente.

Il progetto, dal 1990, è sostenuto dalla Caritas diocesana di Rimini, per quanto riguarda i costi delle medicine e dei viaggi di andata e ritorno dallo Zimbabwe, e dalla Regione Emilia Romagna per quel che riguarda le spese per gli interventi.

In questi anni sono stati ospitate a Rimini circa 200 persone, tra bambini e ragazzi affetti da malformazioni cardiache.

Per chi arriva dal continente africano le volontarie e i volontari (una decina) della Caritas – coordinate da Sara Barraco responsabile del progetto – sono il primo viso amico che incontrano scesi dall’aereo; essi seguono i rapporti con le famiglie riminesi che danno la propria disponibilità ad accogliere questi bambini. La Caritas, inoltre, si fa carico dell’acquisto dei medicinali, dell’accompagnamento alle visite di controllo agli ospedali di Bologna e Rimini, e dell’assistenza nelle fasi pre e post operatorie.

Un ruolo molto importante è quello svolto dalle famiglie riminesi che accolgono in casa i bambini per tutti i mesi della loro permanenza in Italia, gli offrono assistenza, ma soprattutto l’affetto e il calore di cui hanno bisogno. Complessivamente sono una quarantina le famiglie che in questi anni hanno dato la loro disponibilità per l’accoglienza. Il progetto “Operazione Cuore” sta cre­scendo sia come capacità di intervento che come orga­nizzazione.

Si è affinata la macchina organizzativa; all’inizio i medici andavano in Africa solo una volta all’anno, mentre adesso si organizza un viaggio ogni tre mesi. Questo garantisce un maggiore controllo sui pazienti operati e su quelli in lista d’attesa per l’intervento. Nel tempo abbiamo perso l’aiuto della Regione Lombardia che si è ritirata dal progetto, però la Regione Emilia Romagna è ben presente con un budget di 400.000 euro che corrisponde a 20 bambini. Le nostre strutture sanitarie – l’AUSL di Rimini e la Regione Emilia Romagna – ci hanno aperto le porte in modo ancora più significativo rispetto al passato. Ora si è inserito anche l’ospedale pe­diatrico di Genova “Gaslini”, che ha garantito per due bambini.

Oltre all’ingresso del Gaslini nel progetto ci sono altre novità. Innanzitutto la collaborazione con Emer­gency che in Sudan ha una cardiochirurgia. Dover viaggiare dallo Zimbabwe al Sudan non è come arrivare in Italia, e poi la clinica di Gino Strada sarà d’appoggio per i controlli post operatori, che sono importanti come, o forse più, dell’intervento chirurgico. Anche il Camerun ha aperto Cardiochirurgia, busseremo anche a quella porta

La lista d’attesa

Vi sono un centinaio di pazienti tenuti sotto controllo per i quali si cerca di capire come e quando interve­nire. È una cosa importante. Bisogna capire bene quan­do intervenire con il viaggio in Italia. In sala operatoria si può anche morire, quindi si deve scegliere il momento giusto. È capitato che bambini con malattie conge­nite siano venuti in Italia due volte, perché la prima non erano pronti. C’è poi da considerare che non per tutti l’intervento è definitivo, anzi per molti è indispensabile essere seguiti nella fase postoperatoria; oggi sono seguite 200 persone.

Per seguire con efficacia tutti questi pazienti è nato un nuovo progetto. Si tratta del sistema di controllo e di comunicazione per via te­lematica che coinvolge i pazienti in fase postoperatoria, soprattutto coloro che sono stati sottoposti a interventi di in­serimento di valvole cardiache.

Per loro – ha spiegato il Dott. Pesaresi – la fase post operatoria è molto delicata per via del cumadin (medici­nale utilizzato per il controllo della fluidità del sangue) che deve essere testato e dosato molteplici volte prima di raggiungere la giusta dose. I problemi nascono dal fatto che non tutti i pazienti dopo l’intervento hanno la pos­sibilità economica di fare i controlli o di fare il viaggio per andare nell’Ospedale di Mutoko dove i controlli vengono fatti gratuitamente. Il progetto prevede che i pazienti si rechino in cliniche convenzionate dove poter fare i controlli (dai 19 ai 22 dollari al mese, di cui si fa carico l’Operazione Cuore). Le cliniche possono man­dare gli esami via mail a Rimini e nel giro di una mezza giornata il medico può vederli e dare la terapia giusta. Le indicazioni vengono poi inviate alle cliniche dove sono stati fatti i controlli. Attualmente sono 40 i pazienti che vengono seguiti grazie a questo progetto. I costi previsti per il 2015 sono circa 8000 dollari

Si è poi attivato un ambulatorio presso l’ospedale di Mu­toko dove una equipe va 4 volte all’anno per fare le visite e gli esami di controllo. L’equipe rimane ogni volta me­diamente due settimane e compie in un anno 650 visite. L’equipe è composta dal dott. Flavio Bologna, e Mainar­di Artes della Cardiologia di Rimini, il dott. Bronzet­ti Gabriele della cardiologia pediatrica del S.Orsola, la dott.ssa Fabbri Francesca della cardiologia di Riccione, il dott Tonino Pesaresi e l’infermiera in pensione Marchini Cesarina.

L’Operazione Cuore – chiamata così perché legata agli interventi cardiaci- è una esperienza che opera anche sul cuore di chi accoglie, rendendolo capace di un amore gratuito, in grado di creare legami non basati sul sangue, ma sugli affetti. Tra chi accoglie e chi è accolto si stabilisce una relazione che dura nel tempo anche dopo il ritorno a casa dei bambini e dei loro familiari. Una Operazione che cambia lo stile di vita delle famiglie accoglienti a partire dai bambini che si scoprono capaci di solidarietà e condivisione. Le cose per noi scontate, come l’acqua corrente e il riscaldamento acquistano un altro valore e ci insegnano che un consumo equo e sostenibile non è solo fonte di risparmio, ma anche di giustizia.

Nello stesso tempo aiuta la comunità parrocchiale ad aprirsi all’accoglienza e alla carità. Chi ha già fatto questa esperienza ha raccontato il vissuto nella sua bellezza e profondità accompagnate dalle fatiche e purtroppo a volte dal fallimento legato alla morte del bambino. Ma anche da questo nasce un insegnamento: le persone non sono nostre, il Signore ce le dona perché non le amiamo e le custodiamo in vista dell’incontro con Lui.

Accogliendo un mamma africana con il suo bambino, si aprono gli orizzonti della propria famiglia e della propria vita e si impara a fare famiglia con chi ne ha bisogno.

Tre sono le urgenze

  1. Aumentare il numero dei volontari che affianchino Sara e Fernanda nel rapporto con gli ospedali e nell’ac­compagnamento dei malati agli ospedali e nei rapporti con le strutture.
  2. Aumentare le famiglie disponibili ad ospitare i pazienti con le loro mamme.
  3. Reperire fondi per gli esami clinici da fare in Africa, per il viaggio, per l’assistenza e i medicinali.

Per contribuire

oppure:C/c postale n.13243472 inestato a Caritas diocesana Rimini – oppure: C/c bancario presso Carim Rimini,agenzia 2 conto “Caritas” Iban: IT090628524202000207459084