Lavori socialmente utili

La cooperativa Madonna della Carità e il Tribunale di Rimini il 18 gennaio 2011 hanno firmato la prima convenzione (la successiva firmata nel 2014) secondo la quale il giudice, ai condannati per giuda in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope, concede la possibilità di convertire la pena detentiva con lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità. Secondo il Tribunale è opportuno promuovere una maggiore applicazione dell’istituto, nell’ambito di un progetto condiviso tra tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti e mirato a valorizzare le finalità preventive e rieducative connesse con lo svolgimento di un’attività non retribuita a favore della collettività.

Obiettivi:

1. Aiutare la persona a scontare la pena in modo rieducativo mettendo la propria attitudine al servizio dei poveri cercando di mostrare loro come si possa avere una “seconda” possibilità;

2. Aiutare la persona a comprendere il valore delle regole nel rispetto del prossimo e della comunità di appartenenza

Per poter svolgere i lavori socialmente utili è necessario prendere contatti con l’Ente Convenzionato per fissare un colloquio affinché si possa conoscere le attività, capire gli ambiti che sono di proprio interesse (qualora nell’Ente ve ne sia più di uno) e le esigenze della Struttura; al termine del colloquio, il referente dell’Ente convenzionato deciderà se rilasciare o meno all’imputato la Dichiarazione di Disponibilità, documento necessario per l’avvio ai Lavori di Pubblica Utilità.

Nel 2014 sono state rilasciate 19 dichiarazioni di disponibilità (contro le 13 del 2013); mentre hanno iniziato e portato a termine il servizio 30 persone (26 uomini e 4 donne), in quanto alcune persone avevano presentato richiesta nel 2013, ma poi svolto il servizio nel 2014.

Dei 19 che hanno fatto richiesta nel 2014, 18 sono uomini (1 donna italiana) quasi tutti di nazionalità italiana (15 italiani, 1 romeno, 1 peruviano e 1 argentino).

Delle 30 persone che hanno iniziato e concluso: 26 sono uomini e 4 sono donne, con un’età media di 37 anni; 23 sono italiani, 3 romeni, 1 albanese, 1 ucraino, 1 peruviano e 1 argentino. La maggior parte non sono né sposati, né separati, pochi sono coniugati o conviventi.

Sono state 101,23 le ore in media di attività da svolgere (contro le 97,3 dell’anno 2013), impiegate principalmente nel servizio della cucina (il servizio che richiede l’impegno di più volontari); a seguire centro educativo e giro nonni.

Il servizio viene scelto in base alle nostre esigenze al momento della pianificazione dell’orario e alla predisposizione e disponibilità dei volontari (la maggior parte è occupata).

Per la maggior parte dei richiedenti la conoscenza della Caritas era medio – scarsa; solo qualcuno ha dichiarato di conoscerla molto bene. Tutti hanno valutato questa esperienza molto significativa e con una forte influenza sulle attività della vita quotidiana. Il rapporto con i volontari l’hanno definito molto buono e fortunatamente non hanno riscontrato particolari difficoltà nei sevizi presso i quali erano impiegati.

Tutte le persone hanno manifestato interesse all’attività di volontariato, ma per motivi prevalentemente di lavoro e tempo, nessuno ha continuato ad essere volontario.

Il rapporto con le Istituzioni è ottimo in particolare si collabora con la Questura di Rimini, l’UEPE e con il Tribunale, con il quale vengono organizzati incontri semestrali per monitorare il servizio.