Sportello Carcere
Lo “Sportello Carcere – Centro di Ascolto” ad opera dell’Associazione di Volontariato “Madonna della Carità” della Caritas di Rimini, nasce nel 2006 con un contributo del Comune di Rimini e da allora, con continuità ed energia, porta avanti diverse azioni a sostegno dei detenuti della Casa Circondariale di Rimini. Negli anni, grazie al contributo di operatori e volontari, lo sportello, che nasceva come spazio dedicato ai detenuti immigrati, si è fatto promotore di azioni e attività a favore di tutta la popolazione carceraria, sia italiana che straniera e si è strutturato sino a diventare un luogo di ascolto, di accompagnamento ed orientamento, alle opportunità fuori e dentro al carcere.
Il motore che ha spinto la Caritas ad avvicinarsi ad una realtà estremamente complessa piena di sofferenza, di situazioni di povertà, ed emarginazione è la forte attenzione all’altro, agli ultimi e la consapevolezza che la responsabilità del trattamento e della risocializzazione, non può essere affidata esclusivamente al personale dell’Amministrazione Penitenziaria, ma deve interessare e coinvolgere la comunità in genere. In un luogo di restrizione, vengono a mancare tante cose, da quelle immense (la libertà, gli affetti) a quelle minime (francobolli, sigarette, qualche euro, e molto altro ancora) ed è comprensibile a tutti come la presenza di operatori sociali e volontari, sia importante, per dare risposte, accendere una speranza, riempire vuoti.
La popolazione detenuta straniera risulta essere più numerosa e le nazionalità più rappresentative sono quelle dell’area del Maghreb e della Romania. All’interno di un luogo di reclusione sono proprio questi ultimi ad essere una “categoria” fortemente emarginata, che vive ancor di più, l’esperienza della detenzione in modo drammatico, perché spesso, si ritrovano a non disporre dell’appoggio di una rete amicale e familiare di sostegno.
È l’esperienza maturata negli anni in ambito di immigrazione a rendere ancor più Caritas un organismo capace di dare risposte alle istanze connesse a questo ambito specifico. Se si parla di bisogni espressi dai detenuti è l’ascolto a ricoprire un’ importanza primaria, l’essere ascoltati con partecipazione, è fondamentale per essere seguiti e accompagnati nella difficile condizione di reclusi. Essere accolti e coinvolti in iniziative, incontri e laboratori vissuti quali esperienze collettive e individuali, di espressione e attivazione di sé, riempie di significato momenti di vita intramuraria.
Forte è la necessità di mettersi in contatto con le famiglie, con le ambasciate e con i servizi dei territori di provenienza per il recupero di effetti personali e capita spesso che noi operatori e volontari della Caritas abbiamo contatti telefonici con le famiglie, ma su richiesta dell’Area Educativa Penitenziaria e in accordo con la direzione. Sono molti i casi in cui il mediatore linguistico-culturale instaura rapporti telefonici con le famiglie per agevolare le comunicazioni tra detenuti stranieri e le loro famiglie e sono diverse le situazioni in cui i familiari presenti sul territorio vengono seguiti e sostenuti dagli operatori del servizio Centro di Ascolto presso la struttura della Caritas.
È con regolare frequenza che i detenuti incontrano i propri familiari e figli all’interno dei momenti di colloquio, ma negli anni, in collaborazione con altri enti territoriali (Comune, Centro per le famiglie, Ausl, Volontarimini) abbiamo posto il nostro interesse all’importanza di sviluppare azioni a sostegno dei legami parentali. Oggi è notevole l’impegno dell’Area Educativa interna e del terzo settore, per la costruzione di momenti d’incontro ludico-ricreativi, tra padri detenuti e i loro figli. Abbiamo unito le nostre forze per la realizzazione di progetti e azioni a sostegno della genitorialità: è stato allestito uno spazio Ludoteca all’interno della sala colloqui e sono stati organizzati laboratori, incontri e momenti di festa quali Babbo Natale e Festa del Papà. I rapporti con tutti gli enti e istituzioni che, a diverso titolo, operano per e intorno al carcere sono solidi e consentono di portare avanti un lavoro sinergico che ha ambizione di arrivare a dare risposte sempre più concrete a chi vive o ha vissuto un’esperienza di detenzione.