Le persone incontrate nel Centro di Ascolto della Caritas diocesana di Rimini

La crisi economica è finita?

Dopo i picchi del periodo 2010-2012, nel 2014 il numero delle persone incontrate dal Centro di Ascolto ha sfiorato le 2.400 unità ed è rimasto in linea con l’anno precedente.

Utenti nel periodo 2004-2014

Può essere davvero il segnale della fine della fase acuta della crisi? Oppure ci sono altri fattori che incidono su questa leggera diminuzione rispetto al 2013? Prima di prendere in considerazione l’analisi dei dati del Centro di Ascolto ci sembra importante mettere in evidenza alcuni aspetti che mostrano quanto gli effetti della crisi siano ancora molto presenti nella popolazione:

  • i dati di seguito presentati non comprendono quelli relativi al Fondo per il Lavoro che sono stati invece analizzati a parte. La presenza del Fondo all’interno della Caritas diocesana ha fatto sì che emergessero nuove povertà (il 70% di coloro che hanno presentato domanda non si era mai rivolto a una Caritas in passato e la maggior parte sono italiani). Il flusso continuo di domande e l’impegno nella ricerca di posti di lavoro ha necessitato l’impegno quotidiano di un volontario, dedicato totalmente a questo progetto.
  • Nel 2014 la Caritas diocesana è stata letteralmente oberata da richieste economiche da parte delle famiglie per bollette e affitti; questo ha fatto sì che ben tre persone (volontarie) abbiano dovuto organizzarsi per rispondere a queste emergenze dedicando ascolto e attenzione alle persone in difficoltà: così, verificando caso per caso, sono stati donati 100.000 euro, da sommarsi ai sussidi erogati attraverso i prestiti dell’Ass. Famiglie Insieme.
  • La presenza di un farmacista volontario ha permesso di rispondere alle richieste crescenti di farmaci da parte di persone non abbienti e spesso prive di dimora; questo dato mette in evidenza i problemi legati alla sanità presenti sul nostro territorio.
  • Le difficoltà da parte delle famiglie con minori sono evidenziate anche dall’aumento delle richieste di materiale scolastico.

Nuovi poveri

Se la crisi stesse regredendo dovrebbero diminuire coloro che per la prima volta si rivolgono alla Caritas, mentre dovrebbe rimanere più o meno stabile il numero di coloro che ritornano, ma i dati purtroppo non rivelano questo andamento.

Il numero delle persone che si sono presentate al Centro di Ascolto per la prima volta nel 2014 non è diminuito: da 1.118 del 2013 siamo passati a 1.142; queste sono per il 26% italiane e per il 74% straniere (soprattutto rumeni e marocchini).

Tra i 295 italiani che si sono rivolti alla Caritas per la prima volta nel 2014, 70 risiedono a Rimini, dato in aumento rispetto al passato.

Tra le persone straniere che si sono rivolte alla Caritas per la prima volta nel 2014 ci sono anche coloro che sono fuggiti dai conflitti, in particolare i profughi, provenienti da: Mali, Afghanistan, Iran, Pakistan, Costa d’Avorio, Somalia, Ghana (complessivamente 105 persone) e, anche se in misura numerica inferiore, pure coloro che sono scappati dall’Ucraina (sono il 15% tra tutti gli ucraini venuti in Caritas nel 2014).

Nuovi Utenti nel periodo 2012-2014

2014 2013 2012
Nuovi/Ritorni n % n % n %
Nuovi 1.142 47.6 1.118 46.4 1.202 47.5
Ritorni 1.255 52.4 1.289 53.6 1.328 52.5
Totale 2.397 100.0 2.407 100.0 2.530 100.0

I ritorni

Tra i ritorni cresce la percentuale degli italiani (32%). Fra gli stranieri (il 68%) prevalgono rumeni, marocchini, ucraini e tunisini, persone che sono residenti in Italia da tantissimi anni.

Nei primi anni della crisi si era assistito ad un abbandono dell’Italia da parte degli stranieri, che in assenza di lavoro, lo andavano a cercare altrove o tornavano in patria. Molti di quelli che hanno resistito sono residenti in Italia da tantissimi anni e sono bene integrati. Sono restii ad andarsene, anche perché rischiano di perdere quei diritti (come ad esempio il riscatto degli anni di contributi versati) che hanno maturato vivendo qui a lungo.

Nuovi e vecchi utenti nel periodo 2004-2014

La frequenza al Centro di Ascolto da parte degli stranieri è molto elevata in confronto a quella degli italiani, tuttavia ci sono importanti differenze tra un anno e l’altro.

La presenza degli italiani nel 2014 è stata più elevata rispetto al 2013, soprattutto a partire dall’ultimo quadrimestre.

Tra gli stranieri invece c’è stata una diminuzione da gennaio a maggio e un aumento nel secondo semestre con un picco a settembre di quasi 400 unità, dovuto prevalentemente all’aumento dei profughi.

Il mese di agosto non va tenuto in considerazione in quanto il Centro di Ascolto e il dormitorio restano chiusi per due settimane (mentre la mensa resta attiva).

L’aumento degli uomini

L’afflusso di uomini cresce leggermente rispetto all’anno precedente (+2%): si tratta prevalentemente di rumeni, marocchini, tunisini e italiani; inoltre tutti i profughi accolti sono uomini.

Utenti per Sesso nel periodo 2012-2014

2014 2013 2012
Sesso n % n % n %
Maschile 1.670 69.7 1.628 67.6 1.641 64.9
Femminile 727 30.3 779 32.4 889 35.1
Totale 2.397 100.0 2.407 100.0 2.530 100.0

Marcato, invece, è il calo delle presenze femminili (-18% negli ultimi due anni), attribuibile ad un progressiva diminuzione di donne venute in Italia per svolgere il mestiere di badante che, venendo meno il lavoro, sono tornate in patria o hanno fatto riferimento alle proprie connazionali invece di rivolgersi alla Caritas. Inoltre va considerato che dal 2008 è attivo in Caritas uno sportello per le assistenti familiari, per cui le donne che storicamente si rivolgevano al Centro di Ascolto per cercare lavoro, ora vanno direttamente allo sportello e quindi non vengono più conteggiate dal CdA. (vedi l’Assistente in famiglia)

L’aumento dei giovani

Sono aumentati in modo considerevole i giovani, sia per l’arrivo dei nuovi profughi (che sono tutti al di sotto dei trent’anni), sia perché anche tra gli italiani è aumentata la loro incidenza percentuale (tra l’altro sono connotati da situazioni molto complesse).

Utenti per Classe d’età nel periodo 2012-2014

2014 2013 2012
Classe di eta’ n % n % n %
15 – 18 anni 17 0.7 8 0.3 16 0.6
19 – 24 anni 222 9.3 197 8.2 207 8.2
25 – 34 anni 545 22.7 582 24.2 589 23.3
35 – 44 anni 637 26.6 673 28.0 716 28.3
45 – 54 anni 544 22.7 526 21.9 582 23.0
55 – 64 anni 351 14.6 337 14.0 331 13.1
65 – 74 anni 67 2.8 65 2.7 69 2.7
75 e oltre 12 0.5 16 0.7 11 0.4
(Non specificato) 2 0.1 3 0.1 9 0.4
Totale 2.397 100.0 2.407 99.9 2.530 100.0

Quest’ultimi presentano difficoltà relazionali con i genitori o faticano nel trovare un’occupazione; alcuni hanno trascorsi di dipendenze e non riescono a venirne fuori; diversi vivono in situazione di abbandono e solitudine che, spesso, li porta a unirsi con partner sbagliati senza alcuna possibilità di costruirsi un futuro.

La fascia d’età più rappresentata è comunque quella costituita dagli adulti, in particolare sono in aumento coloro che hanno oltre 45 anni: si tratta di persone che faticano a reintegrarsi nel mondo del lavoro, non tanto per mancanza di volontà, quanto per la difficoltà a trovare occupazione nel settore del quale possiedono le competenze.

La componente italiana

È diminuito il numero degli italiani che nel 2014 si è rivolto alla Caritas diocesana, ma è importante fare due precisazioni:

  1. seppur il numero degli italiani sia diminuito, è però aumentata la loro presenza, come già messo in evidenza nel grafico sulle affluenze del Centro di Ascolto, ma ancora più emergente dal grafico sulla frequenza degli italiani in mensa: rappresentano, quasi tutti i mesi, il 40% di tutti coloro che accedono a tale servizio.
  2. Nel 2014 le famiglie che si sono rivolte alla Caritas diocesana per chiedere il pacco viveri, ma residenti in un territorio dov’era presente una Caritas parrocchiale, non sono state inserite nell’archivio dei dati, perché indirizzate alle Caritas di riferimento. Molte di queste famiglie erano italiane, per cui avrebbero alzato la media, rispetto al numero emerso.

Utenti per Cittadinanza nel periodo 2012-2014

2014 2013 2012
Cittadinanza n % n % n %
Italiana 691 28.8 720 29.9 750 29.6
Non Italiana 1.694 70.7 1.672 69.5 1.764 69.7
Doppia cittadinanza 10 0.4 12 0.5 14 0.6
Apolide 2 0.1 3 0.1 1 0.0
Totale 2.397 100.0 2.407 100.0 2.530 100.0

Tra gli italiani che si sono rivolti alla Caritas diocesana:

  • il 74% sono uomini,
  • il 31% ha tra i 45 e i 54 anni,
  • il 24% vive con la propria famiglia,
  • il 46% è privo di abitazione e il 18% vive in domicili di fortuna,
  • l’80% è disoccupato, il 6% pensionato e il 5% inabile al lavoro,
  • il 6% è nato nella provincia di Rimini e il 30% vi risiede.

Italiani in mensa nel periodo 2004-2014

Gli stranieri

Utenti per area di provenienza

Come si nota dal grafico, gli stranieri che si rivolgono alla Caritas provengono un po’ da tutto il mondo. A causa di ciò l’impegno richiesto agli operatori, che si devono rapportare con persone di culture diverse, è notevole. Soprattutto perché per alcuni non esiste il concetto di volontariato, di gratuità, pensano che gli operatori siano pagati dallo stato e che debbano soddisfare tutte le loro richieste. Fortunatamente, l’esperienza maturata ormai da molti degli operatori che fanno gli ascolti, consente di gestire i colloqui in modo quasi sempre tranquillo e nel rispetto dei diversi ruoli.

Il gruppo di immigrati più numeroso continua ad essere quello dei rumeni che, se si escludono i profughi dal totale degli stranieri, ammontano al 28,6%, con una differenza del 2,3% rispetto al 2013.

La loro presenza, in generale, non è facile da stimare, in quanto l’accesso alla Comunità Europea e l’assenza di barriere alla mobilità, consente ai cittadini rumeni di andare e tornare dalla loro patria con grande facilità. La crisi economica amplifica questo fenomeno di spostamento temporaneo, ma costante sul territorio italiano in cerca di opportunità di lavoro. Come si evidenzia dal grafico.

La presenza dei rumeni cresce nel periodo primaverile, diminuisce tra agosto e settembre, c’è un ritorno verso ottobre e, quest’anno, una diminuzione significativa nel mese di dicembre.

Rumeni in mensa nel periodo 2004-2014

Può accadere che il contingente nel suo complesso cali, che parecchie persone non si rivolgano al Centro di Ascolto per periodi prolungati (mesi), ma che contemporaneamente ci siano arrivi di persone nuove al Centro di Ascolto (il 15% dei rumeni che hanno frequentato nel 2014 il CdA sono nuovi arrivi).

Dal punto di vista demografico, normalmente, i rumeni che frequentano la Caritas Diocesana sono uomini (il 66%), hanno un’età compresa tra i 25 e i 44 anni (il 57%). Solo una parte di costoro (il 24%) è a Rimini con la propria famiglia. Il 93% dei rumeni è disoccupato e l’82% non ha un’abitazione stabile.

Utenti per Nazionalità nel periodo 2012-2014

2014 2013 2012
Nazione n % n % n %
Romania 462 27.1 522 30.9 538 30.2
Marocco 280 16.4 280 16.6 252 14.2
Ucraina 163 9.6 187 11.1 234 13.2
Tunisia 97 5.7 110 6.5 110 6.2
Albania 72 4.2 61 3.6 73 4.1
Bulgaria 58 3.4 67 4.0 78 4.4
Senegal 50 2.9 36 2.1 23 1.3
Mali 45 2.6 15 0.9 2 0.1
Pakistan 40 2.3 13 0.8 8 0.4
Nigeria 37 2.2 28 1.7 23 1.3
Moldavia 33 1.9 30 1.8 59 3.3
Russia 31 1.8 32 1.9 43 2.4
Polonia 23 1.3 24 1.4 42 2.4
Altre nazioni 315 18.5 282 16.7 294 16.5
Totale 1.706 100.0 1.687 100.0 1.779 100.0

Per contro invece i marocchini risultano invariati a livello numerico, ma, se si considera la loro percentuale, escludendo i profughi dal totale degli stranieri del 2014, emerge un aumento dello 0,7% rispetto al 2013.

Il loro aumento è avvenuto in occasione dell’inizio della crisi economica (sono stati fra i primi ad essere esclusi dal mondo del lavoro) ed ora frequentano con costanza il Centro di Ascolto.

Sono in gran parte uomini (l’81%), anche se negli ultimi anni è aumentata la presenza delle donne. Molti sono fra i 25 e i 44 anni (il 67%), e in parte son qui con la propria famiglia (il 28%).

Il problema principale è l’assenza di lavoro (nel 90% dei casi), che si riflette poi, in parte, nella difficoltà a trovare una dimora (il 59% non ce l’ha).

 

La terza nazione più rappresentata è l’Ucraina, in calo rispetto al 2012 (se si escludono i profughi dal totale degli stranieri rappresentano l’10%), ma con ben il 15% di persone arrivate in Italia nel 2014 perché scappate dalla guerra civile. La situazione dell’Ucraina è molto delicata in quanto, anche tra coloro che sono in Italia dal 2000 e avrebbero il desiderio di rientrare in patria, è presente la preoccupazione per i parenti rimasti nel proprio Paese; quindi, pur sprovvisti di lavoro e, nonostante la stanchezza e le poche opportunità presenti, restano in Italia per cercare, almeno, soluzioni d’aiuto per i propri connazionali. I nuovi arrivi, invece, confidano in amici e parenti perché, spaventati dai conflitti, vedono nell’Italia se non un luogo di possibilità lavorative, per lo meno un paese di pace. Da aggiungere poi che alcuni immigrati, come magra consolazione alla difficile situazione occupazionale italiana, ci rispondono che non tornerebbero comunque in patria perché qui, per lo meno, c’è la Caritas.

Tra gli ucraini, prevale la presenza femminile (l’88%), hanno tra i 45 e i 64 anni (il 65%). Solo il 14% vive in Italia con la propria famiglia, il 34% è senza dimora, il 93% è disoccupato.

Rispetto alle altre nazionalità è evidente la crescita di cittadini africani, in particolare senegalesi (per la maggior parte già presenti in Italia dagli anni ’80 e adesso in forte difficoltà), maliani e nigeriani (arrivati in Italia nel 2014 perché in fuga dai conflitti armati presenti nei loro territori).

 

Altri flussi importanti sono quelli provenienti da Pakistan, Afghanistan e Iran. Paesi in cui i gruppi islamici fondamentalisti, l’Isis e altre aggregazioni terroristiche, stanno portando violenza e distruzione. I conflitti presenti nel mondo si ripercuotono inevitabilmente su tutto il pianeta e anche la nostra piccola realtà, si ritrova coinvolta in drammi e situazioni che, viste dalla televisione sembrano molto distanti, mentre nell’incontro diretto toccano il cuore e stimolano alla solidarietà e al senso di giustizia.

In regola col permesso di soggiorno

La maggior parte degli stranieri che si rivolge alla Caritas è in regola con il Permesso di Soggiorno oppure appartiene a Paesi comunitari, per cui non necessita di tale documento.

2014 2013 2012
Permesso di soggiorno n % n % n %
Comunitari 589 34.5 652 38.6 714 40.1
808 47.4 756 44.8 738 41.5
No 178 10.4 174 10.3 234 13.1
In attesa 120 7.0 93 5.5 70 3.9
Altro 8 0.5 8 0.5 9 0.5
(Non specificato) 3 0.2 4 0.2 14 0.8
Totale 1.706 100.0 1.687 100.0 1.779 99.9

Ciò implica che coloro che si trovano in situazione di povertà siano residenti sul territorio già da diverso tempo; infatti è aumentato anche il numero di coloro che sono in attesa di rinnovo e di coloro che hanno la carta di soggiorno (nel 2013 erano 46, nel 2014 sono stati 75). Nonostante molti immigrati siano disoccupati da più di tre anni, alcuni si rifiutano di tornare in patria perché temono di perdere i propri contributi pensionistici versati in Italia e quindi preferiscono attendere che questo lungo periodo di crisi passi, piuttosto che tornare nel proprio Paese e rinunciare ai propri diritti.

Tuttavia non sappiamo se sul territorio ci siamo altri immigrati in difficoltà sprovvisti del permesso di soggiorno perché, nonostante il reato di clandestinità sia stato abolito, alcuni stranieri sono timorosi nel rivolgersi a posti pubblici perché temono di venire identificati ed espulsi (nonostante la Caritas abbia sempre aiutano tutti indistintamente).

La solitudine è un fattore correlato alla povertà

Le persone che si sono rivolte alla Caritas sono prevalentemente celibi o nubili (40%); in aumento anche coloro che sono separati (11,8%) e divorziati (9,9%).

Utenti per Stato Civile nel periodo 2012-2014

2014 2013 2012
Stato civile n % n % n %
Celibe o nubile 968 40.4 997 41.4 1.047 41.4
Coniugato/a 764 31.9 778 32.3 798 31.5
Separato/a legalmente 283 11.8 266 11.1 281 11.1
Divorziato/a 237 9.9 218 9.1 247 9.8
Vedovo/a 115 4.8 119 4.9 143 5.7
Altro 6 0.3 11 0.5 4 0.2
(Non specificato) 24 1.0 18 0.7 10 0.4
Totale 2.397 100.0 2.407 100.0 2.530 100.0

Cala leggermente il numero dei coniugati per due ragioni: la prima è correlata alla diminuzione delle donne ucraine, che erano prevalentemente coniugate, che si è ripercossa sul numero dei coniugati; la seconda è perché molte famiglie sono state indirizzate alle Caritas parrocchiali e quindi non sono state considerate nella raccolta dati, a prova di ciò, dai dati delle Caritas parrocchiali, emerge un aumento di famiglie in difficoltà.

Stando a questi dati è evidente la correlazione tra povertà e solitudine: quando si è soli non si ha nessuno su cui contare. La maggior parte delle persone in difficoltà appartiene alla fascia d’età adulta ed è elevato il numero di coloro che non possono più fare affidamento sui propri genitori o su altri familiari ed amici, perché o deceduti o lontani, oppure già colpiti da problematiche personali tanto da non poter farsi carico delle difficoltà altrui.

Utenti per tipologia del Nucleo familiare (con chi vive) nel periodo 2012-2014

2014 2013 2012
Nucleo n % n % n %
Solo 1.294 54.0 1.279 53.1 1.281 50.6
In nucleo con propri familiari o parenti 555 23.2 587 24.4 527 20.8
In nucleo con conoscenti o soggetti esterni 421 17.6 466 19.4 654 25.8
Presso istituto, comunità, ecc. 97 4.0 22 0.9 43 1.7
Altro 4 0.2 16 0.7 8 0.3
Coabitazione di più famiglie 20 0.8 15 0.6 7 0.3
(Non specificato) 6 0.3 22 0.9 10 0.4
Totale 2.397 100.0 2.407 100.0 2.530 100.0

L’aumento di persone sole in difficoltà è riscontrabile anche dalla risposta alla domanda “con chi vive”: il 54% ha infatti dichiarato di vivere solo, mentre il 17,6% vive con conoscenti o soggetti esterni alla famiglia.

Le famiglie che si sono rivolte a noi sono il 23%. Interessante fare un approfondimento per comprendere da chi sono composte queste famiglie:

  • 215 persone convivono con il proprio partner, tra queste: 192 sono coniugate, 14 celibi o nubili, 3 separati, 3 divorziati e 3 vedovi;
  • Tra queste 172 convivono con figli minori e 55 con figli maggiorenni;
  • Complessivamente sono 357 i figli minori che vivono in famiglie povere;
  • 57 sono famiglie numerose (con 3 o più figli);
  • In 33 famiglie sono presenti anziani che necessitano di assistenza;
  • 28 famiglie hanno fatto rimpatriare i propri familiari;
  • In 46 famiglie sono presenti familiari con problemi di salute o disabilità
  • In 8 famiglie un componente è in carcere o agli arresti domiciliari
  • In 9 famiglie c’è una persona con problemi di dipendenza da alcol e in 8 di dipendenza da droghe.

Il problema della casa

Utenti per Condizione abitativa nel periodo 2012-2014

2014 2013 2012
Condizione abitativa n % n % n %
Precaria
Domicilio di fortuna 591 24.7 586 24.3 711 28.1
Privo di abitazione 1.031 43.0 1.024 42.5 931 36.8
Roulotte 47 2.0 51 2.1 59 2.3
Dorme in macchina 56 2.3 47 2.0 36 1.4
Casa abbandonata 13 0.5 19 0.8 24 0.9
Totale condizione precaria 1.738 72.5 1.727 71.7 1.761 69.6
Stabile
Casa in affitto da privato 436 18.2 520 21.6 580 22.9
Casa in comodato 139 5.8 76 3.2 115 4.5
Casa in affitto da ente pubbl. 53 2.2 49 2.0 49 1.9
Casa in proprieta’ 22 0.9 20 0.8 18 0.7
Totale condizione precaria 650 27.1 665 27.6 762 30.1
Altro 1 0.0 0 0.0 0 0.0
(Non specificato) 8 0.3 15 0.6 7 0.3
Totale 2.397 100.0 2.407 100.0 2.530 100.0

Il problema della casa è sempre più grave, perché, venendo meno il lavoro, le persone non sono in grado di pagare gli affitti. Sono 1.738 coloro che hanno dichiarato di non avere una casa in cui alloggiare; aumentano coloro che vivono in strada (1.031) e coloro che vivono in macchina (56), segno che si tratta di persone che fino a poco tempo fa non erano in una situazione economica così precaria, perché disponevano di almeno un auto. Tra coloro che dormono in macchina troviamo diverse persone separate e, nella quasi totalità dei casi, si tratta di macchine prive di assicurazione e che quindi non possono circolare.

È importante precisare che, come Caritas diocesana, non siamo in grado di dichiarare il numero esatto delle persone che stabilmente dormono in strada, perché le 1.738 persone senza dimora corrispondono alle persone che in tutto il 2014 sono passate dalla Caritas e che nel momento in cui si sono rivolte a noi erano prive di dimora; spostandosi in altri luoghi costoro potrebbero aver trovato un domicilio. Possiamo ad ogni modo dichiarare che, in base alla frequenza con cui le persone si sono rivolte ai nostri servizi, 149 sono stabilmente senza una dimora sul nostro territorio.

L’aumento di coloro che vivono in casa in comodato è dovuto al fatto che nell’archivio dei dati sono presenti i profughi che vivono temporaneamente in alloggi pagati dallo stato (per sei mesi o un anno, in base al progetto di riferimento).

Il livello di istruzione si sta abbassando

Nonostante il numero elevato di dati non specificati relativi all’istruzione, ci è sembrato comunque importante prendere in considerazione anche questo fattore.

Utenti per Titolo di studio nel periodo 2012-2014

2014 2013 2012
Titolo di studio n % n % n %
Analfabeta 58 2.4 37 1.5 49 1.9
Nessun titolo 132 5.5 110 4.6 97 3.8
Licenza elementare 339 14.1 311 12.9 305 12.1
Licenza media inferiore 949 39.6 966 40.1 996 39.4
Diploma professionale 392 16.4 422 17.5 459 18.1
Licenza media superiore 230 9.6 299 12.4 331 13.1
Diploma universitario 68 2.8 83 3.4 99 3.9
Laurea 92 3.8 87 3.6 105 4.2
Altro 1 0.0 2 0.1 2 0.1
(Non specificato) 136 5.7 90 3.7 87 3.4
Totale 2.397 100.0 2.370 100.0 2.530 100.0

Sono in aumento gli analfabeti, in quanto diversi profughi non sono mai andati a scuola nel proprio Paese. Questo crea numerose difficoltà nel percorso d’integrazione, perché trovare un lavoro e imparare l’italiano senza sapere leggere e scrivere non è affatto semplice.

Come già notato in passato, è evidente che la bassa scolarizzazione favorisce il crearsi di situazioni di povertà, non solo per le difficoltà nel trovare occupazioni di alto livello, ma anche perché si è privi di strumenti per districarsi nella burocrazia italiana per chiedere sostegni o per trovare nuove occupazioni. Lo testimonia il fatto che nonostante a livello statale siano presenti dei fondi destinati alle persone e alle famiglie in difficoltà, questi fondi non siano totalmente utilizzati (nonostante l’alto numero di persone in disagio economico) proprio a causa della scarsa informazione e scarsa capacità di comprensione degli iter burocratici da parte dei potenziali destinatari di tali sussidi.

Il problema del lavoro

La disoccupazione resta il problema principale delle persone che si rivolgono alla Caritas. Sono inoltre terminati i risparmi, gli ammortizzatori sociali e anche i prestiti da parte di amici e parenti sono diventati sempre più scarsi, per cui le situazioni sono sempre più drammatiche.

Utenti per Titolo di studio nel periodo 2012-2014

2014 2013 2012
Condizione professionale n % n % n %
Disoccupato/a 2.081 86.8 2.093 87.0 2.186 86.4
Occupato 71 3.0 105 4.4 140 5.5
Pensionato/a 52 2.2 59 2.5 61 2.4
Altro 29 1.2 31 1.3 23 0.9
Casalinga 36 1.5 35 1.5 33 1.3
Inabile parziale o totale al lavoro 62 2.6 38 1.6 50 2.0
Studente 25 1.0 24 1.0 27 1.1
(Non specificato) 41 1.7 22 0.9 10 0.4
Totale 2.397 100.0 2.407 100.0 2.530 100.0

È importante notare come sia salito anche il numero di coloro che sono parzialmente o totalmente inabili al lavoro: infatti il lavoro è venuto meno per tutti ed anzi, per coloro che hanno problemi di disabilità, è sempre più difficile trovarlo.

Rispetto al tema del lavoro è importante prendere in considerazione anche il fatto che la stagione estiva nel 2014 è stata drammatica per Rimini a causa delle frequenti piogge che hanno fatto sì che spesso i lavoratori venissero lasciati a casa; inoltre la stagione è iniziata tardi (luglio) e finita presto (fine agosto), per cui, anche quei pochi che hanno trovato lavoro, non sono comunque riusciti a maturare i giorni lavorativi necessari per ottenere il sussidio di disoccupazione (mini aspi).

Le risposte della Caritas Diocesana

Nonostante il numero di persone sia leggermente diminuito, è invece aumentata la frequenza con cui vengono fatti i colloqui: questo perché si vuole offrire sempre più attenzione e ascolto a coloro che necessitano di aiuto o semplicemente di poter parlare con qualcuno.

È notevolmente salito il numero dei pasti distribuiti presso la mensa. L’aumento del I turno è dovuto al fatto che le persone accedono alla mensa in modo sempre più frequente rispetto al passato, mentre l’aumento del II turno è dovuto al fatto che nella seconda fascia oraria (dalle 13.00 alle 13.30) vengono servite le persone presenti in struttura, tra cui i profughi.

La diminuzione dei pacchi viveri, come già spiegato nella relazione, è dovuta al fatto che le persone/famiglie sono state indirizzate presso le parrocchie del proprio domicilio, mentre la Caritas diocesana si è presa cura solo di coloro che abitano in territori dove non sono presenti Caritas parrocchiali.

Il numero delle docce è leggermente diminuito in correlazione alla diminuzione delle persone.

È inoltre notevolmente diminuito il numero di coloro che sono stati accolti in dormitorio; la ragione principale è dovuta alle situazioni così drammatiche dei senza dimora che, la possibilità di avere un alloggio per una sola settimana o massimo quindici giorni, non risulti più sufficiente, anzi rischia di far perdere il “diritto” al proprio giaciglio di fortuna. È capitato diverse volte infatti che nel momento della richiesta della doccia si sia chiesto alle persone se desiderassero dormire la sera e queste hanno detto di aver trovato sistemazioni di fortuna (case abbandonate, garage di amici, ponti…) che non volevano rischiare di perdere. Di fronte a queste inattese e drammatiche rilevazioni i volontari del Centro di Ascolto si sono sentiti a disagio, perciò nel corso dell’anno a 248 persone è stata concessa un’ospitalità più lunga rispetto all’unica settimana prevista dal regolamento, proprio per poter svolgere un miglior servizio di accoglienza e accompagnamento.

È diventato sempre più importante lo sportello di distribuzione farmaci: sono infatti in forte aumento le problematiche sanitarie, soprattutto delle persone che vivono in strada e che non hanno alcun mezzo per potersi riparare e curare. Le condizioni igienico sanitarie rendono ardua la prevenzione e spingono verso l’aggravamento e cronicizzazione delle malattie conclamate, sommando problematiche di salute alle già precarie condizioni di vita.

Rispetto ai materiali scolastici sono prevalentemente le famiglie straniere che si rivolgono a noi per tale sostegno, in quanto, a causa della disoccupazione, non riescono ad acquistare il necessario per far frequentare la scuola ai propri figli.

Tra le risposte offerte dalla Caritas diocesana ci sembra qui importante menzionare anche tre fondi:

  • contributi diretti alle persone in difficoltà: nel 2014 sono stati donati 100mila euro a persone e famiglie in difficoltà. Trattasi di soldi ricevuti da offerte e donazioni di privati che sono stati utilizzati per dare risposte immediate alle persone (bollette, visite mediche, viaggi, farmaci, spese relative a situazioni giudiziarie e altro). Ci sono situazioni in cui è necessario intervenire subito e, quando le famiglie non rientrano nei criteri dell’Ass. Famiglie Insieme e quando le cifre sono al di sotto dei 100 euro, si preferisce – valutando il caso – intervenire in modo diretto.
  • Prestiti a famiglie in difficoltà: attraverso l’Ass. Famiglie Insieme, nel 2014 sono state aiutate 491 famiglie con prestiti pari a 444mila euro. Vedi dati e relazione dell’Associazione.
  • Attraverso il Fondo per il lavoro sono state raccolte 318 domande ed hanno trovato occupazione 35 persone. Vedi dati e relazione relativi al Fondo per il lavoro.

Interventi nel periodo 2012-2014

2014 2013 2012
Intervento n persone n persone n persone
ascolti 8.393 2.397 8.163 2.407 8.938 2.530
mensa I turno 50.247 47.453 44.049
mensa II turno 13.308 9.394 9.437
cene 15.362 14.573 14.341
pasti a domicilio agli anziani 11.863 11.515 12.265
forze dell’ordine 507 499 584
Totale pasti 96.406 83.434 82.752
pacchi viveri 594 162 1.069 302 1206 303
docce 3075 710 3.317 756 3.186 753
indumenti 2.398 854 2.557 902 2.335 816
Alloggio (prima accoglienza e stazione) 6.067 648 7.825 865 7.466 934
Seconda Accoglienza 2.985 21 4.858 35 4.799 34
Farmaci 420 209 218 121
Materiali scolastici 101 66 53 35