Analisi dei dati di tutti i Centri di Ascolto presenti in diocesi
Premessa
Nella Diocesi di Rimini sono presenti 50 Centri di Ascolto compreso quello della Caritas diocesana, tra questi 39 effettuano anche la raccolta dati. È da precisare che nel 2014 è iniziato un progetto nuovo chiamato Fondo per il Lavoro e le domande raccolte dal Fondo sono state inserite in questa analisi dei dati in quanto effettuate dagli operatori delle stesse Caritas parrocchiali e dallo sportello Acli (trattasi di persone in stato di disoccupazione e povertà presenti sul territorio).
La raccolta dati è avvenuta attraverso il sistema informatico Ospoweb che funziona servendosi della rete internet e che ha permesso di mettere in rete tutti i Centri, condividendo informazioni e progetti rispetto ad ogni singolo individuo ascoltato. Questo sistema è risultato molto efficace per gli operatori, sia per poter conoscere meglio la persona in ascolto confrontandosi con gli operatori di altre Caritas parrocchiali, sia per amministrare meglio le risorse. Nel 2014 le donazioni di generi alimentari di Agea sono sempre più diminuite e addirittura per un periodo di circa 3 mesi sono state interrotte (Agea è l’ente europeo che si occupa della distribuzione degli alimenti alle persone indigenti); per fortuna non sono mancate le donazioni da parte di privati; tuttavia per le Caritas parrocchiali è stato necessario effettuare un attento discernimento rispetto alla distribuzione dei viveri, per poter gestire al meglio le proprie risorse e in diversi casi gli stessi volontari hanno dovuto provvedere all’acquisto di generi alimentari, oppure sospendere degli aiuti ad alcune famiglie perchè non ritenute idonee per poter usufruire di un sostegno alimentare.
Il sistema Ospoweb ha avuto anche la funzione di deterrente verso coloro che avevano “l’abitudine” di rivolgersi a più parrocchie. Nel 2014 la percentuale di coloro che sono andati in più centri è stata del 16%; superiore rispetto al 12% del 2013, ma inferiore se si considerano i numeri dei centri visitati; se in passato mediamente le persone si rivolgevano a 4 centri nel corso dell’anno, nel 2014 la media è stata di soli due centri (spesso trattasi di un centro che effettua solo distribuzione vestiario e l’altro distribuzione alimenti, oppure di due centri che hanno il servizio mensa come Caritas diocesana e Caritas interparrocchiale di Riccione).
Si coglie qui l’occasione per ringraziare i 700 volontari che ogni giorno dedicano il proprio tempo e le proprie capacità a servizio dei poveri presenti sul territorio.
La crisi economica sta finendo?
2014 | 2013 | 2012 | diff. % 2012 | ||||
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Nuovi/ritorni | n | % | n | % | n | % | Var % |
Nuovi | 2.650 | 37.5 | 2673 | 35.9 | 3.078 | 43.8 | -13.9 |
Ritorni | 4.421 | 62.5 | 4.782 | 64.1 | 3.947 | 56.2 | 12.0 |
Totale | 7.071 | 100.0 | 7.455 | 100.0 | 7.025 | 100.0 | 0.7 |
Finalmente è sceso il numero di coloro che si rivolgono alla Caritas, che sia davvero un segnale che la crisi stia finendo?
Nel 2014 sono state incontrate 7.071 persone, quasi 400 in meno rispetto al 2013. Se si considera il numero di coloro che per la prima volta si sono rivolti alle Caritas nel 2014 la differenza percentuale è di ben 14 punti rispetto al 2012. Questo implica che le nuove situazioni di povertà sono diminuite. Purtroppo però non sono affatto migliorate le condizioni di coloro che erano già poveri: infatti il numero dei “ritorni” è elevato e, chi si trova in difficoltà già da diversi anni, ha visto la propria situazione peggiorare ulteriormente. Tra i “ritorni” sono numerosi coloro che per la prima volta si sono rivolti alle Caritas nel 2004, nel 2009, nel 2010 e nel 2012; inoltre è presente anche un piccolo gruppo (36 persone) il cui primo accesso fu nel 1998. Questi dati confermano le difficoltà delle persone nel riuscire a re-inserirsi nella società dopo un periodo di povertà.
Come si leggerà in seguito da questa analisi dei dati, è difficile parlare di una fine della crisi: in quanto la diminuzione degli utenti Caritas non è dovuta tanto ad una diminuzione di situazioni di povertà, quanto piuttosto alla scelta di emigrare all’estero da parte di tantissime persone o di tornare in patria, se stranieri.
La povertà colpisce in egual misura uomini e donne
Se in passato coloro che si rivolgevano più frequentemente alla Caritas erano donne, ora la percentuale tra i due generi si è equiparata.
Se si considera la cittadinanza ci si accorge che i cambiamenti sono avvenuti anche all’interno di tale variabile, infatti seppur la percentuale degli uomini sia più alta tra gli italiani con il 56%, il divario tra donne e uomini italiani si è affievolito rispetto al passato (basti pensare che nel 2012 le donne italiane erano 778, mentre nel 2014 sono 936, con una differenza percentuale del 20% in soli 2 anni).
Rispetto agli stranieri la presenza più forte è sempre stata delle donne, soprattutto da parte di quelle provenienti dall’est Europa: essendo quest’ultime diminuite, la discrepanza tra uomini e donne si è notevolmente assottigliata; resta comunque più elevata la presenza femminile straniera con il 52%, mentre gli uomini sono il 48%. Rispetto alle donne straniere le più numerose sono le ucraine (503 donne), che rappresentano il 90% delle persone di tale nazionalità, mentre tra gli uomini stranieri i più presenti sono i marocchini (534 uomini), ma con una svolta rispetto al passato: essi infatti rappresentano appena il 55% delle persone di tale nazionalità, con un grosso incremento da parte delle donne marocchine (quasi tutte madri di famiglia).
L’aumento degli uomini al Centro di Ascolto è dovuto alla mancanza di occupazione. Per la prima volta la presenza più alta di uomini è rappresentata da coloro che sono sposati (sono il 42% degli uomini) e tra questi ben il 55,5% vive con la propria moglie. Sicuramente questo dato è dovuto anche all’aver compreso in questa analisi i dati del Fondo per il lavoro: tale progetto ha fatto sì, infatti, che emergessero nuove povertà tra le famiglie che, fino a questo momento, non avevano trovato il coraggio di rivolgersi alla Caritas.
I vecchi sempre più poveri
In prevalenza le persone che si rivolgono alle Caritas della diocesi di Rimini hanno un’età compresa tra i 35 e i 54 anni, con una preponderanza di quelli tra i 35 e i 44 anni.
Trattasi, nella maggioranza dei casi, di adulti che, rimasti senza lavoro, si ritrovano privi di reddito.
Tuttavia è interessante notare come sia aumentata la fascia di coloro che hanno un’età superiore ai 55 anni; se si considera la differenza percentuale rispetto al 2012 gli over 55 sono aumentati del 95%, gli over 65 del 444% in più e gli over 75 del 214%. Questi dati ci sembrano allarmanti: sono sempre più le persone anziane con difficoltà economiche che si rivolgono alla Caritas; le richieste più frequenti sono rappresentate dagli alimenti, ma non mancano anche le richieste economiche per il pagamento di bollette, per l’acquisto di medicinali, pannoloni o altri materiali sanitari. Anziani che narrano le proprie preoccupazioni nei confronti dei figli, che li giustificano se non li vanno a trovare o che si disperano nel vedere le vite dei propri figli andate in frantumi a causa della mancanza di lavoro e/o di matrimoni falliti. La crescita dei problemi relativi agli anziani è riscontrata anche dall’aumento dei servizi delle Caritas: nel 2014 la Caritas interparrocchiale di Riccione ha creato il progetto “giro nonni”, già attivato nella Caritas diocesana dal 1989, ma esclusivamente per il comune di Rimini, così come la mensa della Caritas di Cattolica porta ogni giorno a domicilio circa 3 o 4 pasti caldi a persone anziane malate. Altre Caritas si sono attivate con la consegna di pacchi viveri a domicilio, vista la difficoltà degli utenti anziani a recarsi al Centro di Ascolto. Per alleviare le situazioni di solitudine sono invece stati organizzati oratori, laboratori o altri servizi in base alle situazioni delle varie parrocchie.
Gli italiani sempre più poveri
Come emerge dal grafico è evidente che la maggior parte delle persone che si rivolgono alle Caritas sono straniere (nel 2014 sono state 4.869 persone), tuttavia la presenza degli stranieri è in netta diminuzione, mentre cresce il numero degli italiani (2.147), con un aumento percentuale del 16% rispetto al 2012.
Volendo fare un profilo degli italiani, è importante analizzare separatamente maschi e femmine, perché le caratteristiche sono molto diverse tra loro.
Gli uomini sono il 56%:
- tra questi il 41% è celibe, il 27% separato o divorziato e il 25% coniugato.
- La maggior parte degli uomini italiani ha tra i 45 e i 54 anni.
- Il 60% ha un domicilio, mentre il 40% è senza dimora.
- Il 52% vive da solo, il 31% vive con la propria famiglia, il 7% vive con conoscenti e il 6% vive in famiglia di fatto.
Le donne sono il 44%:
- tra queste il 29% è coniugata, il 27% è separata o divorziata, mentre il 25% è nubile.
- La maggior parte delle donne italiane ha tra i 25 e i 35 anni.
- L’87% ha un domicilio, mentre il 13% è senza dimora.
- Il 57% vive con la propria famiglia, il 25% vive sola, il 7% convive con il partner e il 5% vive con conoscenti.
Complessivamente gli italiani residenti nella provincia di Rimini sono 1.273, pari al 59% degli italiani (nel 2013 erano il 53%) e tra questi coloro che sono nati nella provincia sono 305. È quindi evidente che aumenta la presenza di italiani locali in difficoltà: non si tratta più cioè solo di italiani che si spostano sul territorio riminese per cercare un’occupazione, ma sempre più, come dimostrato dalla crescita del numero di anziani, di persone in difficoltà che vivono da tempo nel nostro territorio o addirittura vi sono nate.
Tra le difficoltà emergenti tra gli italiani, oltre alla mancanza di occupazione, c’è sempre più una richiesta crescente di alimenti e di contributi per pagare affitti e utenze. Vengono segnalate situazioni familiari sempre più difficili e complesse, con figli maggiorenni che non trovano lavoro, con parenti in difficoltà ai quali non è possibile rivolgersi se non per un supporto morale, con litigi e incomprensioni tra coniugi e tra genitori e figli. Aumentano i casi con problematiche di salute nei quali è difficile intervenire se non con contributi per farmaci o altro. Crescono anche le situazioni di dipendenza da gioco, ma quasi mai vengono dichiarate: spesso sono stati gli operatori dei Centri di Ascolto a scoprirle per caso.
Diminuisce la presenza degli stranieri, ma cresce il numero degli africani.
Gli immigrati incontrati dalle Caritas nel 2014 provengono da ben 96 Paesi diversi: questo implica un’estrema attenzione nel relazionarsi da parte degli operatori dei Centri di Ascolto. Negli ultimi anni la Caritas diocesana sta organizzando sempre più frequentemente corsi di formazione per aiutare i volontari a conoscere meglio le realtà degli immigrati e a interagire con le diverse culture; infatti è importante che tutti si sentano accolti e non ci siano errori nella comprensione delle comunicazioni, al di là delle difficoltà linguistiche sulle quali è impossibile intervenire (specie se si tratta di dialetti locali) se non attraverso mediatori linguistici.
Osservando il grafico è evidente che è discesa la presenza degli stranieri e che nessuna nazionalità supera le mille unità.
- I rumeni restano in testa, ma sono diminuiti del 15% rispetto al 2013 (sono passati da 1.174 a 995).
- La presenza dei marocchini (969 persone) è inferiore rispetto a quella dei rumeni di sole 26 unità, ma cresce dell’1,4% se si considera il 2012.
- Continua a diminuire la presenza di ucraini (561 persone), come già riscontrato da diversi anni.
- Cresce del 19% rispetto al 2012 la nazionalità albanese con 450 persone.
- Aumenta del 108%, rispetto al 2012, la presenza dei senegalesi (che si rivolgono con maggiore frequenza nei Centri dove vengono distribuiti indumenti).
- Resta stabile la presenza dei tunisini, che sono aumentati a partire dal 2011 al momento dello scoppio della cosiddetta “primavera araba” .
- Interessante notare che, se si considerano le fasce d’età, la presenza degli albanesi appare quella più uniformemente distribuita, infatti il 28% ha un’età inferiore ai trent’anni, ma sussiste anche un 5% con un età superiore ai 65 anni. Mentre le altre nazionalità sono prevalentemente presenti nella fascia che va dai 35 ai 45 anni.
Rispetto alla variabile “con chi vive” emergono degli aspetti interessanti riguardanti le nazionalità:
- i marocchini sono coloro che con maggiore facilità coabitano con altre famiglie per dividere le spese.
- le famiglie con partner e figli minori a carico sono le più rappresentate, nell’ordine si tratta di: albanesi (66% degli albanesi), marocchine (46% dei marocchini), tunisine (36% dei tunisini) e senegalesi (31% dei senegalesi).
- Il maggior numero di persone che vivono con conoscenti sono le ucraine (il 41% degli ucraini).
- Mentre coloro che vivono più da soli sono i rumeni, che sono il 32% del totale dei rumeni.
A livello numerico la maggior parte dei senza dimora è rappresentata dai rumeni (506 persone), ma in termini percentuali, con il 57%, sono i bulgari coloro che sono in maggioranza senza casa.
Mentre tra coloro che hanno un domicilio i più numerosi sono i senegalesi (pari al 90% di tale nazione), gli albanesi (l’88%) e i marocchini (77%).
Se si considera l’abitazione emerge che il 3% degli albanesi ha casa in proprietà, indice di un desiderio di integrazione e inserimento nel territorio italiano. La percentuale più alta di coloro che invece vivono in case popolari è rappresentata da tunisini (7%), senegalesi (6%) e marocchini (3%). Tutti gi altri vivono in case in affitto da privati e una parte (non quantificabile) nei residence.
Minori in Italia e minori in patria
Sono 2.098 gli stranieri residenti nella provincia di Rimini, i più numerosi sono i marocchini (455, pari al 47% di tale nazionalità), gli albanesi (265, pari al 59%), i senegalesi (200, pari al 58%).
Nella maggioranza dei casi si tratta di famiglie con minori. In forte aumento la presenza delle famiglie ai Centri di Ascolto. Complessivamente i bambini stranieri con genitori in difficoltà presenti sul territorio sono 1.970, ma il numero sconvolgente è quello dei bambini rimasti in patria: 11.565. Per questi bambini non esiste solo una difficoltà economica, ma a questa si associa la mancanza affettiva, la mancanza di quotidianità con i propri genitori, l’assenza di regole e di controllo se l’adulto che svolge la funzione di tutore non è sufficientemente presente; sono fratture che sia nel genitore che nel bambino non saranno riparabili per il resto della vita, soprattutto qualora la separazione perduri per lungo tempo. Il numero più alto di minori lasciati in patria è rappresentato dai rumeni: questo spiega anche la loro alta mobilità tra Italia e Romania nel corso dell’anno. Al secondo posto ci sono i bambini in Marocco, che spesso vengono affidati alla madre e quindi, in questo caso, sono i padri a subire la separazione; poi ci sono i senegalesi anch’essi spesso affidati alle madri e infine gli ucraini che invece vengono affidati o al padre o ai nonni.
Stranieri poveri, ma in regola sul territorio
Come si nota dal grafico è altissima la percentuale di coloro che sono in regola sul territorio: ciò dimostra quanti, tra gli stranieri che si rivolgono alla Caritas, quelli con maggiori difficoltà siano coloro che già da tempo vivono in Italia.
È scesa la percentuale degli appartenenti all’Unione Europea, a causa della diminuzione dei rumeni.
È scesa del 40% rispetto al 2012 la richiesta d’aiuto da parte di coloro che sono sprovvisti di permesso di soggiorno. La spiegazione di tale diminuzione si può attribuire alla riduzione degli ingressi di stranieri in Italia (a parte i profughi, con i quali però viene instaurato un iter burocratico diverso per il riconoscimento dello status di rifugiato) e, seppur sia stato abolito il reato di clandestinità, la paura di essere accusati di questo reato e il timore di essere riconosciuti irregolari sul territorio (nonostante la Caritas non abbia mai negato i servizi agli irregolari), ha indotto grosse cautele da parte degli immigrati nel rivolgersi alla Caritas.
Aumentano le famiglie povere e i separati in difficoltà
2014 | 2013 | 2012 | diff. % 2012 | ||||
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Stato civile | n | % | n | % | n | % | Var % |
Celibe o nubile | 1.896 | 26.8 | 1.921 | 25.8 | 1.854 | 26.4 | 2.3 |
Coniugato/a | 3.307 | 46.8 | 3.379 | 45.3 | 3.128 | 44.5 | 5.7 |
Separato/a legalmente | 629 | 8.9 | 610 | 8.2 | 512 | 7.3 | 22.9 |
Divorziato/a | 578 | 8.2 | 591 | 7.9 | 555 | 7.9 | 4.1 |
Vedovo/a | 442 | 6.3 | 470 | 6.3 | 457 | 6.5 | -3.3 |
Altro | 48 | 0.7 | 56 | 0.8 | 45 | 0.6 | 6.7 |
(Non specificato) | 171 | 2.4 | 428 | 5.7 | 474 | 6.7 | -63.9 |
Totale | 7.071 | 100.0 | 7.455 | 100.0 | 7.025 | 100.0 | 0.7 |
Il 46,8% di coloro che si rivolgono alle Caritas è coniugato, in aumento del 5,7%: è quindi evidente che la povertà sta dilagando sempre più anche tra le famiglie. Il 55% degli stranieri è coniugato, mentre gli italiani sono solo il 27%. Le difficoltà da parte delle famiglie straniere non sono unicamente quelle economiche, ma anche quelle di non avere sufficienti reti di supporto sul territorio, intese come familiari e amici a cui fare riferimento, in quanto geograficamente lontani.
Il 26,8% delle persone in povertà è celibe o nubile: se le difficoltà da parte delle famiglie consistono nel provvedere al fabbisogno di tutti i componenti del nucleo, il disagio delle persone non sposate sta invece nel non poter suddividere le spese con nessuno, ed essendo il costo della vita elevato (affitti pari ai due terzi dello stipendio e utenze con costi eccessivi), queste hanno maggiori probabilità di ritrovarsi in situazione di povertà.
Coloro che, però, sembrano davvero avere accusato di più gli effetti della crisi negli ultimi due anni sono i separati, aumentati del 23% rispetto al 2012. Il 15% degli italiani è rappresentato da separati, mentre tra gli stranieri essi rappresentano il 6%. Le difficoltà di coloro che hanno questo stato civile sono ancora più complesse delle due precedenti condizioni, in quanto spesso si sommano le difficoltà di coloro che vivono soli con le spese legate alla vita matrimoniale precedente: rate di acquisti fatti prima della separazione (casa, auto, mobili), mantenimento dell’ex coniuge e/o dei figli, spese legali. Frequentemente si è soliti pensare che, tra gli italiani, il numero più elevato di persone separate in difficoltà sia rappresentato dagli uomini: in effetti questo è vero, ma negli ultimi anni il divario tra separati e separate è diminuito (se consideriamo il totale degli italiani separati gli uomini sono il 56%, mentre le donne il 44%); ciò accade perché sempre più frequentemente gli uomini separati non riescono più a sostenere le spese per il mantenimento e quindi le donne si ritrovano in forte difficoltà non solo economica, ma anche logistica nel riuscire a gestire tutti gli aspetti di cura e custodia della famiglia.
Per le stesse identiche difficoltà dei separati, sono aumentati anche i divorziati, del 4% rispetto al 2012. Anche in questo caso la percentuale più alta è rappresentata dagli italiani (12%), mentre gli stranieri sono il 6,5%.
2014 | 2013 | 2012 | diff. % 2012 | ||||
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Con chi vive | n | % | n | % | n | % | Var % |
Solo | 2.077 | 29.4 | 2.125 | 28.5 | 1.987 | 28.3 | 4.5 |
In nucleo con propri familiari o parenti | 2.959 | 41.8 | 2.981 | 40 | 2.817 | 40.1 | 5.0 |
In nucleo con conoscenti | 1.186 | 16.8 | 1.531 | 20.5 | 1.428 | 20.3 | -16.9 |
Presso istituto, comunità, ecc. | 115 | 1.6 | 42 | 0.6 | 55 | 0.8 | 109.1 |
Altro | 431 | 6.1 | 198 | 2.7 | 133 | 1.9 | 224.1 |
Coabitazione di più famiglie | 81 | 1.1 | 47 | 0.6 | 18 | 0.3 | 350.0 |
(Non specificato) | 222 | 3.1 | 531 | 7.1 | 587 | 8.4 | -62.2 |
Totale | 7.071 | 100.0 | 7.455 | 100.0 | 7.025 | 100.0 | 0.7 |
L’aumento delle famiglie e delle persone sole è confermato anche dalla tabella che mostra le risposte alla domanda “con chi vive”: come si nota è aumentato del 4,5% il numero di coloro che vivono soli e del 5% il numero di coloro che vivono in famiglia, mentre è diminuito il numero di coloro che vivono con conoscenti. Ciò forse è attribuibile anche a maggiori controlli svolti dagli amministratori di condominio, che hanno ridotto le situazioni di sub-affitti in nero (ipotesi riferita dagli operatori della zona di Bellaria).
L’aumento della risposta “altro” è da intendersi come l’incremento di situazioni di convivenze tra partner con o senza figli; questo aumento però non è possibile compararlo numericamente con il passato, in quanto precedentemente il dato è stato raccolto in modo parziale; tuttavia possiamo comunque affermare che le situazioni di povertà tra conviventi sono aumentate e, a volte, le convivenze non sfociano in un matrimonio proprio per le difficoltà economiche dei partner.
È cresciuta la solidarietà tra le famiglie, specie marocchine, che spesso coabitano insieme per suddividere le spese.
Aumentano le difficoltà di coloro che hanno casa
2014 | 2013 | 2012 | diff. % 2012 | ||||
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Condizione abitativa | n | % | n | % | n | % | Var % |
Casa in proprieta’ | 328 | 4.6 | 252 | 3.4 | 219 | 3.1 | 49.8 |
Casa in affitto da privato | 3.308 | 46.8 | 3.296 | 44.2 | 3.302 | 47.0 | 0.2 |
Casa in affitto da ente pubbl. | 443 | 6.3 | 385 | 5.2 | 313 | 4.5 | 41.5 |
Casa in comodato | 347 | 4.9 | 315 | 4.2 | 365 | 5.2 | -4.9 |
dimora stabile | 4.426 | 62.6 | 4.248 | 57.0 | 4.199 | 59.8 | 5.4 |
Roulotte | 111 | 1.6 | 120 | 1.6 | 107 | 1.5 | 3.7 |
Dorme in macchina | 57 | 0.8 | 51 | 0.7 | 38 | 0.5 | 50.0 |
Casa abbandonata | 24 | 0.3 | 34 | 0.5 | 24 | 0.3 | 0.0 |
Domicilio di fortuna | 977 | 13.8 | 981 | 13.2 | 906 | 12.9 | 7.8 |
Privo di abitazione | 1.331 | 18.8 | 1.258 | 16.9 | 1.167 | 16.6 | 14.1 |
dimora precaria | 2.500 | 35.4 | 2.444 | 32.8 | 2.242 | 31.9 | 11.5 |
(Non specificato) | 145 | 2.1 | 763 | 10.2 | 584 | 8.3 | -75.2 |
Totale | 7.071 | 100 | 7.455 | 100 | 7.025 | 100 | 0.7 |
Prima di analizzare i dati relativi alla tabella sulla condizione abitativa è importante mettere in evidenza che i dati del 2014 sono più precisi, in quanto solo il 2% non sono specificati, mentre nel 2013 e nel 2012 la percentuale di dati non raccolti era superiore al 5%.
Aumenta la presenza di coloro che sono in difficoltà pur avendo un’abitazione:
- cresce di quasi il 50% rispetto al 2012 il numero dei proprietari di casa: si tratta di persone che fino a poco tempo fa non avevano problemi economici e quindi avevano scelto di acquistare casa ed ora faticano nel pagare le rate del mutuo (tra questi ci sono famiglie prevalentemente italiane e albanesi). Ma l’aumento di coloro che hanno casa in proprietà è dovuto anche all’aumento di italiani con età superiore ai 55 anni: in questi casi, prevalentemente, non sussiste la spesa del mutuo, ma la difficoltà nel sostenere le spese quotidiane quali alimentazione, medicinali e utenze.
- La maggior parte di coloro che hanno domicilio sono in affitto da privati; in gran parte sono famiglie italiane (spesso immigrate dal sud o dal nord Italia) e famiglie straniere con minori (prevalentemente marocchine, rumene e albanesi). Questa variabile è rimasta costante rispetto al 2012; tuttavia è cresciuto il numero di coloro che non pagano l’affitto da diverse mensilità e di coloro che sono a rischio sfratto (102 persone nel 2014 hanno effettivamente ricevuto uno sfratto).
- È cresciuta del 41,5% la presenza di coloro che sono in case in affitto da ente pubblico: per la maggior parte si tratta di famiglie con bambini e persone anziane italiane, mentre tra gli stranieri prevalgono le famiglie con minori africane (marocchine, senegalesi e tunisine).
È cresciuta dell’11,5% la percentuale di coloro che nel 2014 si sono ritrovati senza una dimora stabile, trattasi di 2.500 persone. Il dato è assai preoccupante: il dormire in strada crea vulnerabilità, sussistono maggiori problematicità sanitarie dovute alla mancanza di riparo e di prevenzione, aumentano la possibilità di atti illeciti; inoltre, se si dorme in strada, si fatica nel trovare un lavoro in quanto non si è in grado di presentarsi in modo dignitoso e di poter avere un contratto, in quanto privi di un domicilio. L’aumento delle persone in strada è così allarmante che sempre più frequentemente le persone rifiutano l’accoglienza nel dormitorio per una settimana per il timore di non ritrovare il proprio rifugio. Inoltre è elevato (seppur notevolmente diminuito rispetto al 2013) il numero di coloro che sono in strada pur avendo residenza nel territorio provinciale; in particolar modo la Caritas di Cattolica nel 2014 si è trovata costretta ad ospitare persone per periodi prolungati (in alcuni casi sei mesi o più di un anno) proprio perché residenti in territori limitrofi e in attesa di un intervento da parte dell’amministrazione pubblica (nel 2014 le persone senza dimora con residenza nella provincia di Rimini sono state 228).
Nel 2014 è aumentato il numero di coloro che sono in strada da poco tempo: lo dimostra l’aumento di persone che dormono in macchina (aumentate del 50% rispetto al 2012, prevalentemente italiani e rumeni) e di coloro che hanno un domicilio di fortuna (cioè che sono soliti chiedere ospitalità ad amici o a parenti, o trovano accoglienza in garage o in altri rifugi di fortuna), in gran parte uomini italiani, rumeni e marocchini.
Rispetto a coloro che non hanno abitazione sia nel 2013 che nel 2014 la percentuale delle donne è stata del 23%; queste generalmente non dormono in strada da sole, ma cercano protezione in un partner o rifugio a casa di amici.
Il problema principale è la disoccupazione
2014 | 2013 | 2012 | diff. % 2012 | ||||
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Condizione professionale | n | % | n | % | n | % | Var % |
Disoccupato/a | 5.019 | 71.0 | 4.904 | 65.8 | 4.690 | 66.8 | 7.0 |
Occupato | 667 | 9.4 | 751 | 10.1 | 796 | 11.3 | -16.2 |
Pensionato/a | 312 | 4.4 | 310 | 4.2 | 247 | 3.5 | 26.3 |
Casalinga | 284 | 4.0 | 267 | 3.6 | 235 | 3.3 | 20.9 |
Altro | 182 | 2.6 | 234 | 3.1 | 153 | 2.2 | 19.0 |
Inabile parziale o totale al lavoro | 146 | 2.1 | 101 | 1.4 | 86 | 1.2 | 69.8 |
Studente | 33 | 0.5 | 34 | 0.5 | 38 | 0.5 | -13.2 |
In servizio di leva o servizio civile | 0 | 0.0 | 1 | 0.0 | 2 | 0 | -100.0 |
(Non specificato) | 428 | 6.1 | 853 | 11.4 | 778 | 11.1 | -45.0 |
Totale | 7.071 | 100.0 | 7.455 | 100.0 | 7.025 | 100.0 | 0.7 |
Il problema principale di coloro che si rivolgono alle Caritas è la mancanza del lavoro: sono il 7% in più rispetto al 2012 coloro che hanno dichiarato di essere disoccupati, mentre gli occupati sono scesi del 16%. Aumentano anche gli inabili parziali o totali al lavoro (+70%), i pensionati (+26%) e le casalinghe (21%). La situazione è sempre più grave, perché coloro che già da diversi anni non stanno trovando lavoro hanno iniziato a perdere le speranze e smesso di cercare. Inoltre ben 884 persone hanno oltre 55 anni, sono cioè nella condizione di non aver ancora diritto alla pensione, ma nello stesso tempo non vengono assunti, in quanto ritenuti troppo anziani. Il 31% dei disoccupati è rappresentato da coloro che hanno tra i 40 e i 50 anni e il 25% da coloro che hanno tra i 30 e i 39 anni. Rispetto ai settori, la maggior parte erano impegnati nel turismo, nell’edilizia, nell’agricoltura, nella pesca e nell’assistenza, ma nel 2014 ci sono stati anche casi nel settore commerciale (specie immigrati con licenze di venditori ambulanti scadute perché non più in grado di rinnovare permessi di soggiorno).
In prevalenza coloro che hanno dichiarato di avere un’occupazione sono in situazione di forte precarietà; ci sono stati casi di persone non retribuite o mal retribuite, casi di persone che in un anno non sono riusciti a maturare neppure le ore necessarie per una mini Aspi.
Le risposte delle Caritas
Come si nota dalla tabella qui sotto sono molteplici le azioni che le Caritas svolgono per dare risposta alle necessità delle persone. Innanzitutto c’è l’ascolto che, come si nota dai dati, è cresciuto notevolmente rispetto al passato, anche a causa delle situazioni sempre più complesse.
Subito dopo l’ascolto vengono le risposte concrete: alimenti, indumenti, accoglienza nel dormitorio, docce; questi interventi sono tutti aumentati. Seppur il numero delle persone sia leggermente diminuito, sono però cresciute l’esigenze e le difficoltà, per cui è stato necessario agire più frequentemente e in modo più consistente. Anche i sussidi economici sono aumentati perché, di fronte a urgenze impellenti come rischio sfratto o rischio di sospensione delle utenze, è meglio agire immediatamente; se si calcola la media pro-capite si è passati dal donare 236 euro a persona a 334 (da precisare che spesso si tratta della sommatoria di contributi dati in più occasioni durante l’anno, a seguito di ripetute richieste).
La crescita delle famiglie con minori in difficoltà è riscontrabile dall’aumento della distribuzione di alimenti e prodotti per neonati e dall’aumento degli aiuti per materiale scolastico.
Anche la salute è sempre più un fattore a rischio tra coloro che sono in povertà: è infatti aumentata la consegna di farmaci gratuiti e spesso i sussidi economici sono stati utilizzati anche per esigenze sanitarie; inoltre è capitato più volte che la Caritas Diocesana si sia ritrovata nella condizione di dover accogliere persone prive di una dimora appena dimesse dall’ospedale.
2014 | 2013 | 2012 | 2011 | |||||
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Intervento | Persone | Interventi | Persone | Interventi | Persone | Interventi | Persone | Interventi |
Ascolto | 7.071 | 41.391 | 7.455 | 20.068 | 7.025 | 20.436 | 6.947 | 16.634 |
Viveri | 2.956 | 19.947 | 3.379 | 22.025 | 3.295 | 20.098 | 3.233 | 17.862 |
Mensa (I turno+Riccione+Cattolica) | 2.187 | 77.816 | 2.765 | 71.992 | 2.760 | 68.411 | 2.674 | 48.279 |
Buoni pasto da 5,00 € | 57 | € 2.155 | 64 | € 2.135 | 79 | € 2.395 | 33 | € 1.455 |
Alimenti e prodotti per neonati | 177 | 1.882 | 150 | 583 | 202 | 1.010 | 267 | 1.300 |
Indumenti | 3.177 | 11.665 | 3.660 | 12.845 | 3.732 | 11.743 | 3.501 | 9.649 |
Docce | 989 | 11.344 | 1.140 | 8.148 | 1.080 | 4.490 | 1.108 | 3.937 |
Alloggio/pronta accoglienza | 736 | 10.556 | 889 | 10.079 notti | 975 | 7.466 notti | 696 | 12.428 notti |
Alloggio/seconda accoglienza | 21 | 2.985 notti | 35 | 4.858 notti | 34 | 4.799 notti | 31 | 5.190 notti |
Mobilio, attrezzatura per la casa | 45 | 47 | 52 | 61 | 36 | 42 | 52 | 53 |
Lavoro | 72 | 72 | 52 | 56 | 81 | 88 | 53 | 96 |
Mezzi di trasporto | 1 | 1 | 3 | 7 | 2 | 2 | 7 | 7 |
Sussidi economici | 641 | 214.497 | 511 | € 121.012 | 383 | € 115.229 | 413 | 79.473 € |
Attrezzatura, strumenti di lavoro | 1 | 1 | 2 | € 3 | 8 | € 9 | ||
materiale scolastico | 66 | 101 | 43 | 62 | ||||
farmaci | 209 | 420 | 136 | 262 |